giovedì 14 maggio 2009

Alberto Bigi intervistato da Fabrizio Tavernelli

Alberto Bigi intervistato da Fabrizio Tavernelli
(intervista tratta dal volume Correggio Mon Amour)

Il tuo è un luogo strategico per osservare la creatività giovanile, Quali sono, secondo te, i diversi motivi che legano da tempo Correggio e la musica rock?
Correggio è in posizione strategica nel triangolo Bologna-Modena-Reggio. Il fenomeno rock, in particolare negli anni '80 e '90, si è diffuso e radicato molto in questa zona, non a caso evidentemente. Poi ci sono questioni più specifiche, che attengono anche a una vocazione tipica della provincia di Reggio che ne fa (da tempi lontanissimi) una sempre fertile terra di "orchestrali". Molti dei nostri nonni avevano una 'grande passione per la musica.
Su ciò si è innestata una particolare vocazione alla creatività, alla sperimentazione, all'attenzione al nuovo e dunque non soltanto alla tradizione "musicofila" o alla semplice voglia di suonare che è altrettanto peculiare delle nostre zone. Ne sono nati, nel corso degli anni '90, due filoni centrali del fenomeno rock Iocale, entrambi ugualmente radicati e con caratteristiche differenti, ma ugualmente significativi e importanti. Uno più "popolare", che s'incarna perfettamente nel successo non casuale di un personaggio come Ligabue e ancor prima in quello inossidabile di una band come i Nomadi (che in fondo sono nati anche loro nella bassa, a due passi da Correggio). Un altro filone è quello più "indipendente e sperimentale" che ha avuto in band come gli En Manque D'Autre e Afa dalle vostre parti, nella nascita del Maffia in città, nel consorzio dei Dischi del Mulo in montagna, alcune tra le principali espressioni creative e produttive di livello non solo locale. Insomma, Correggio è parte di un territorio vivace e può legittimamente candidarsi come protagonista storica del fenomeno rock nostrano. Tengo a latere, ma non perché meno significativo, il fenomeno dei musicisti che io definisco artigiani, vale a dire quei numerosissimi e valenti singoli che si sono fatti valere in qualità di "free lance". Fornili e Gianolio sono i primi due che mi vengono in mente per un fatto generazionale, ma ce ne sono diversi altri in provincia (e anche dalle vostre parti) che incarnano alla perfezione il ruolo di musicista in senso stretto, quello che per l'appunto non penso sia riduttivo definire "artigianale".

Quando e come è stato il primo approccio con Correggio?
Con la memoria devo tornare quasi alla preistoria, ma tracce di agganci correggesi sul piano personale sono numerosissimi fin dagli anni Ottanta. Quando iniziai a frequéntare Mondoradio, conobbi Patroncini e Bertolini due tra i protagonisti dei tempi migliori di quell'emittente radiofonica. Poi ho conosciuto Luciano (Ligabue) prima alla finale di Terremoto Rock e poi in Arci, quando lui era responsabile del settore spettacoli e io un semplice collaboratore dell'associazione. In seguito presi il suo posto, quando firmò il primo importante contratto discografico.

Hai lavorato a stretto contatto con la festa dell'Unità...
Sì, fu una parentesi importante per me. Lì ho imparato molte cose, ero alle prime armi e se non avessi avuto quella palestra e l'attenzione dei responsabili del festivaI di Correggio non sarei diventato il promoter che sono ora. Devo molto a Correggio, agli straordinari volontari di quel festivaI, a Ciupi, che secondo me è una sorta di eroe di quei tempi gloriosi. Se andate a rivisitare i programmi di quegli anni c'è da restare increduli, fatelo e ve ne accorgerete. A Correggio dovete molto a Guido e alla festa. Sono certo che voi correggesi ne siete consapevoli, anche se magari all'epoca non tutti erano d'accordo con quelle scelte coraggiose. I fatti penso gli abbiano dato ragione, almeno finché non sono cambiate le cose a livello generale, rendendo purtroppo l'anomalia correggese non più praticabile in un mercato degli spettacoli letteralmente impazzito e in balia delle multinazionali e dello show business.

A volte non ti viene un po' di nostalgia ripensando ai grandi eventi che ti hanno coinvolto come organizzatore di concerti a Correggio?
Come non avere nostalgia per quei tempi.... Penso però che non tutto sia perduto e che al Fuori Orario di Taneto di Gattatico si ripetano molti degli aspetti lodevoli che resero Correggio una delle capitali rock italiane. lo ritengo che non sia un caso che i soci fondatori che gestiscono il Fuori Orario abbiano radici simili, anagraficamente, culturalmente, territorialmente,e anche politicamente parlando,

Tornando più indietro, hai avuto modo di interagire con musicisti e componenti di gruppi musicali negli anni Ottanta (vedi Seltz, rassegne e concorsi). Vi era una differenza tra le band "cittadine" e le band della "bassa correggese"?
Devo dire che i gruppi correggesi erano numerosi, spesso ruspanti, determinati, molto ben organizzati e tosti. Avevano una loro "cifra" insomma e si sono sempre distinti a vario titolo nei concorsi che caratterizzarono quegli anni. Una differenza con le band di città c'era. Non arrivo a dire che fossero migliori dei reggiani, ma i correggesi si distinguevano, questo sì.

Rispetto all'oggi, continui a percepire segnali e nuovi fermenti o credi che anche la provincia soffra il momento culturale non esaltante?
Penso che ci sia un senso di smarrimento generalizzato che rende più complesso cercare un approdo per un fermento creativo che resta comunque ben presente. Ci sono molte opportunità, tecnologiche, strutturali, informative, ma forse pochi strumenti culturali e formativi per leggere correttamente la complessità dei nostri tempi e per cercare una strada percorribile, utile per "rivelarsi" al mondo circostante, per crescere. La provincia di Reggio non è fuori dal mondo, anche se ha le sue peculiarità. È un fenomeno tipicamente glocal, a mio modo di vedere. Un dato resta però il medesimo di sempre, vale a dire che serve coraggio, serve intraprendenza. E ne servono sempre di più.

Quali iniziative o politiche per incentivare l'espressione artistica in genere?
Di ricette sicure non ce ne sono. Una cosa è certa. L'attenzione dalle nostre parti rispetto alla cultura e ai giovani c'è sempre stata e sempre ci sarà. Non è poco e non va data per scontata; altrove non è così. Ma vanno messi al bando atteggiamenti sparagnini, il tentativo di farsi belli riempiendosi soltanto la bocca di "giovani, cultura, eccetera". Ai politici va chiesto di spendersi, di battersi per avere più risorse in un momento in cui le risorse pubbliche calano. Un mondo che non investe sui giovani e la cultura è un mondo in coma, che sta soltanto procrastinando la fine di se stesso.

1 commento:

  1. Il Blog è totalmente autogestito, noterete dunque con ogni probabilità qualche errore di battitura nei testi inseriti, vi chiedo di essere indulgenti! Buona lettura a tutti!

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